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Coronavirus: Nord Italia, I provvedimenti di alcune diocesi per fronteggiare l’emegenza
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Sono già numerosi i contagi da coronavirus (Covid-19) nel Nord Italia: hanno già superato i 220 soggetti colpiti, ma tendono a crescere di ora in ora, con una diffusione che pone il nostro Paese al primo posto in Europa, per quantità di casi registrati, in base alle note informative emesse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si configura quindi un quadro epidemiologico preoccupante per la presenza di focolai di infezione locali che, come spiegano gli esperti del settore, agiscono come centri di diffusione “secondaria”, a partenza cioè dall’interno del nostro stesso territorio e quindi con più facile possibilità di trasmissione del contagio. Condizione che impone la necessità di agire tempestivamente per cercare di impedire che il virus si propaghi più facilmente a causa dei contatti che avvengono tra i cittadini, soprattutto nelle situazioni più rischiose date dai luoghi affollati. Pertanto cinema, teatri, stadi, musei, scuole, palestre, luoghi di riunione, ma anche chiese nei momenti delle loro funzioni religiose, sono stati considerati spazi di raggruppamento, da sottoporre a misure cautelari mediante adeguate regolamentazioni, o addirittura chiusura.
Sotto quest’ultimo profilo, sono diverse le diocesi del Nord che si sono attivate per limitare le occasioni di contatto durante i riti liturgici. Nella diocesi di Padova, dalla mezzanotte di ieri a quella di domenica prossima, sono state sospese le celebrazioni pubbliche delle messe feriali e festive, incluse quelle del Mercoledì delle Ceneri, oltre a sacramenti, sacramentali, liturgie e le Via Crucis. Sospesi anche gli incontri del catechismo e dell’iniziazione cristiana e ogni altra attività nei centri parrocchiali, come anche negli oratori. Il vescovo Claudio Cipolla invita i parroci a “trovare altre modalità per sostenere la preghiera e l’inizio della Quaresima”.
Le disposizioni sono analoghe anche nella diocesi di Vicenza, dove il vescovo Beniamino Pizziol invita a “vivere questo momento di difficoltà con senso di responsabilità, senza cedere ad allarmismi e a paure ingiustificate”. Differenti le misure disposte dalla diocesi di Cremona tra città e provincia. Nelle parrocchie della città di Cremona, sono state sospese le celebrazioni pubbliche dell’Eucaristia festiva e feriale e di tutte le iniziative comunitarie, oltre alla chiusura degli oratori. La celebrazione dei funerali è consentita invitando i familiari a circoscrivere la partecipazione ai soli parenti stretti.
Per le altre parrocchie della diocesi, invece, i parroci sono tenuti all’osservanza di tutte le disposizioni emanate dalle rispettive amministrazioni comunali, compresa l’eventuale sospensione della celebrazione pubblica della messa e delle attività negli oratori. Nelle chiese della diocesi in cui sarà possibile celebrarla, sono state disposte alcune misure igieniche di precauzione: eliminazione dell’acqua nelle acquasantiere, invito a ricevere la Comunione sulla mano, astensione dallo scambio del segno di pace.
Con una lettera ai sacerdoti il vicario generale della diocesi di Novara, don Fausto Cossalter, chiede che “tutte le parrocchie sospendano da lunedì 24 febbraio fino al 1° marzo, tutte le attività del catechismo e le iniziative degli oratori”, ma non le messe. Quindi, l’invito ad assumere “comportamenti dettati dal buon senso”, l’astenersi dal ricevere la comunione sulla lingua, evitare di darsi il segno della pace durante le celebrazioni eucaristiche e non lasciare acqua benedetta nelle acquasantiere.
Come si vede siamo di fronte a provvedimenti fra loro differenziati e in parte disomogenei, che mostrano criteri di applicazione a volte non rigorosamente coerenti, perché non in conformità con ciò che dal punto di vista tecnico sanitario costituisce la prassi scientificamente preordinata. Sono tutte misure certamente utili per cercare di ridurre quanto più possibile gli effetti diffusivi della fase conclamata dell’infezione, ma che avrebbero avuto un più importante valore di stop preventivo se attuate prima che l’estensione del contagio divenisse così avanzata. Operazione preventiva (unico mezzo protettivo verso un morbo ingannevole e inattaccabile sia da farmaci che vaccini) che se si mettesse in atto, mediante qualcuno di questi accorgimenti, nelle zone, come le nostre, dove il virus non si è ancora manifestato, sarebbe certamente un utile contributo per impedire la trasmissione virale; e, oltretutto, ad evitare anche qualche problema psicologico ai cattolici praticanti.
Alcune note informative sull’infezione virale:
Redazione da ag. di i.